martedì, ottobre 30, 2012

Il prezzo da pagare per la sua "discesa in campo"



La improvvisa e inaspettata “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, diciotto anni fa non poteva che avere un prezzo; la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia. Il vecchio partito comunista, riciclatosi prima in Pds poi in Ds (oggi Pd) era sicurissimo di vincere le elezioni e prendere il tanto agognato “potere” dopo aver fatto, i giudici di tangentopoli tabula rasa di tutti i partiti….tranne il solo PCI-PDS-DS. La “gioiosa macchina da guerra” guidata dall’allora segretario Occhetto vide i suoi piani segreti (ma non troppo) sconvolti dal Cavaliere il quale riuscì a chiamare a raccolta tutti i liberali, moderati e di centrodestra, vincendo alla grande le elezioni…da quel momento a sinistra se la sono legata al dito e per Berlusconi è stato l’inferno!!
Dopo 18 anni di tentativi andati a vuoto infatti, con accuse di tutti i tipi possibili e immaginabili a chi fino ad allora non aveva mai avuto un processo a suo carico, ebbene è arrivata. Ma quella di SB è chiaramente una condanna politica, incredibile e intollerabile per usare le stesse parole dell’ex premier…E' senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a riguardo. La sentenza di condanna è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell'uso della giustizia a fini di lotta politica. Ci sono però due prove della innocenza di SB facilmente rilevabili e assolutamente inoppugnabili:
1) Secondo l’accusa SB sarebbe socio di due imprenditori americani. Ma se egli fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all'ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti.
2) E ancora, se SB fosse stato socio sarebbe subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrebbe potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell'ufficio passavano 750 milioni di acquisti all'anno.
Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull'imparzialità dei giudici, questo paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E' triste, ma la situazione del nostro paese oggi è così. Intanto però nel centrodestra tanto bistrattato qualcosa si muove: ci saranno elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà. Quindi sapremo, entro dicembre, chi sarà il successore di Silvio Berlusconi. Il 16 dicembre ( data più che probabile), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, tra cui il sottoscritto che fin da subito ha aderito al movimento fin dal gennaio del 1994 assieme a tutti coloro che non intendevano e che neanche oggi intendono essere governati da questa sinistra.

La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva.



Giuseppe Sagliocco